domenica 11 luglio 2010

Il proverbio della settimana e vi racconto ...




كل واحد بينام على الجنب اللي يريحه
Ogni uccello canta il suo verso


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Tempo fa ho conosciuto la protagonista "di questo breve racconto; una giovane donna dal sorriso dolce, immigrata in Italia da tanti anni, sposata con un suo connazionale ed ha due figli piccoli, della sua vita ci rivela una parte dicendo:"Dopo aver letto il libro 'Perché non possiamo dirci tutti immigrati?' mi sono tornati in mente i miei anni d'infanzia: anni passati fra mille difficoltà dopo la morte improvvisa di mio padre.

Vivevamo un grave disagio economico e l'unico segno tangibile di un passato florido erano i tanti braccialetti d'oro che ornavano le braccia di mia madre (le furono regalati da mio padre per il fidanzamento). I braccialetti producevano suoni secondo il tipo di movimento delle braccia che non si fermavano mai... Ma il bel suono che ci accompagnava quando eravamo in casa, lentamente, diminuiva e alla fine cessò del tutto; mi accorsi che le braccia di mia madre non luccicavano più: lei aveva venduto i suoi braccialetti uno dopo l'altro per afrontare le nostre spese, e per fare un piccolo investimento: comprò una macchina da cucire e avviò mia sorella più grande al mestiere di sarta. E finalmente avevamo i soldi per le piccole spese quotidiane.

Non mutò, invece, la situazione in generale e nonostante ciò mia madre volle che io continuassi la scuola ad ogni costo, e questo mi costò caro. All'inizio dell'anno scolastico piangevo sempre, in particolare, quando frequentavo la scuola elementare, perché mi mancavano i libri ed ero costretta a subire i rimproveri degl' insegnanti.

Per frequentare la scuola Media che era molto distante da casa nostra c'erano due soluzioni: o prendere il bus andata e ritorno con spese di trasporti o camminare a piedi per 5 Km andata e 5 Km di ritorno. E' facile indovinare la soluzione intrapresa dato che non era possibile pagare, nemmeno, l'abbonamento a tariffa ridotta X studenti.

Approfittando del bel tempo, mia madre mi svegliava presto per arrivare in orario a scuola. In questi viaggi mi accompagnava la mia amica del cuore che portava da casa, come me un panino. Ma i panini preparati dalle nostre mamme con tanto amore non riuscivano a saziarci e al ritorno da scuola affamati, mia amica non si vergognava di bussare alle porte delle case e chiedere un pezzo di pane agli abitanti lungo la strada. Mi ricordo la generosità di questa gente sconosciuta; perché mi è rimasto negli occhi la mole del grosso pezzo di pane spalmato col burro.
Io, affrontavo queste fatiche, con rassegnazione, ma il problema più difficile era la pioggia...

Quando pioveva la mia amica beneficiava del biglietto per il bus; suo padre le passava pochi soldi sufficienti a garantirle un modo adeguato per arrivare a scuola.

Io, invece, non avevo un centesimo per una simile soluzione.

La mia amica non si perdeva d'animo e si adoperava affinché anche io avessi i soldi per la corriera; lei raccoglieva soldi per il mio biglietto dalle compagne di classe che erano delle brave ragazze.

Alle scuole medie portavo un paio di scarpe molto belle addirittura made in France che mi furono regalate dalla mia cugina immigrata anni prima in quel grande paese europeo. Portai le scarpe per due anni di seguito finché si bucarono e dovetti mettere due bottoni per evitare che le mie compagne si accorgessero di quelle indesiderabili aperture.
Può darsi che io sia riuscita ad ingannare le mie compagne ma non riuscii ad ingannare me stessa perché stavo malissimo e non riuscivo a confessare a mia madre questo mio stato d'animo.
Ma i buoni risultati ottenuti a scuola e di cui mia madre andava orgogliosa mi appagavavo per tutte le sofferenze che dovevo sopportare.

Fra i tanti ricordi di quelli anni lontani c'è ne uno in particolare per cui non sono, finora, riuscita a trovare una spiegazione logica perché secondo me si è trattato di un miracolo.
Si avvicinava la Festa del sacrificio (sono musulmana) in occasione della quale si compie il pellegrinaggio a Mecca ed alla fine dei rituali che devono essere compiuti lì, ogni musulmano (capofamiglia) in qualsiasi parte del mondo deve sacrificare un montone in onore della Memoria dell'obbedienza di Abramo e la salvezza del figlio Ismaele.

La Festa in quell'anno cadeva in concomitanza con l'inizio dell'anno scolastico (i mesi del calendario musulmano sono lunari) ... e le spese per la scuola avevano prosciugato quel poco di soldi disponibili e non si poteva comperare un montone per sacrificarlo come indica l'insegnamento islamico; ci sentivamo triste per la nostra impotenza.
E come se non bastasse, una zia acquisita, moglie del mio zio materno venne a deriderci chiedendo, maliziosamente, a mia madre:"Ma come mai non avete comperato ancora il montone?" Pensate quanta cattiveria … girare il coltello nella piaga!!!
Ma alla vigilia della Festa accadde il miracolo di cui parlavo prima.
Dopo la preghiera del tramonto qualcuno bussò alla nostra porta spaventandoci perché non aspettavamo nessuno. Quando aprimmo la porta, ci fu una grande sorpresa: trovammo all'uscio di casa due vecchi amici di mio padre che tiravano le corde attorniate ai colli di due grossi montoni e con parole molto sintetiche ci fecero gli auguri di Buona Festa e consegnarono a mia madre le due corde e due sacchi grandi uno di farina e l'altro di zucchero e le raccomandarono con fermezza di non rivelare a nessuno la vera provenienza di questi due montoni e ne dichiararsi l'acquirente.
Mia madre si sforzò di dire qualche parola di riconoscenza ma non riuscì a dire cose sensate ed i due uomini andarono via subito. Chiudendo la porta ci trovammo padroni di un'immensa ricchezza: due grossi montoni, un sacco di farina e un sacco di zucchero …


I due animali passarono la notte ospiti in una stanza in compagna di mio fratello che dalla gioia decise di non lasciarli soli; forse temeva di svegliarsi e non trovarli più.

Mia madre, invece, rimase sveglia a preparare pane e dolce per la Festa. Al sorgere del sole, i due montoni vennero sacrificati e sorse un problema grosso che doveva essere risolto con urgenza perché secondo la Shariah (la legge Islamica) la carne sacrificata deve essere divisa in 3 parti uguali: una parte per il padrone di casa e noi aspettavamo con ansia per poterne mangiare in abbondanza, una seconda parte spettava i poveri, e noi conoscevamo tanta gente nella nostra situazione e la terza parte deve essere distribuita a parenti e amici!!! E noi non avevamo più amici … dice bene il proverbio: il denaro fa tanti amici … e noi non avevamo denaro … Dopo la morte di mio padre tutti si sono allontanati da noi come se la povertà fosse una malattia infettiva …

Insieme a mia madre ci sforzammo di ricordare qualche amico per consegnargli la terza parte della carne … Insomma roba da non crederci: è stato difficile trovare amici a gente povera quali eravamo noi … Comunque alla fine passammo una Festa indimenticabile.


Crescendo, i bisogni aumentarono; i bambini diventarono giovani adulti bisognosi di costruirsi una vita e questo era difficile da realizzare stando nel paese (uno dei cosiddetti paesi in via di sviluppo) così cominciarono le partenze o l'espatrio dei miei fratelli e sorelle più grandi verso paesi lontani; Francia, Belgio e Olanda. Arrivò il mio turno: le aspettative economiche che mi avrebbe fruttato la laurea ottenuta con fatica erano troppo esigue e fu inevitabile seguire quelli che mi hanno preceduto. Venni in Italia e trovai lavoro come badante Un lavoro che mi assicurò il contratto di lavoro, permesso di soggiorno, e uno stipendio regolarmente pagato. Un lavoro che mi assicurò una presenza legale sul territorio, ma anche, un lavoro che mi tolse la libertà e la serenità interiore … Dovevo assistere una anziana donna sofferente di nervi che urlava in continuazione giorno e notte. I parenti di lei venivano una volta o due al mese per fare la spesa grossa e pagare le ollette. Per le piccole spese mi servivo dalla bottega d'alimentari sotto casa. In occasione di queste visite, avevo il permesso di uscire solo per qualche ore ma non potevo ricevere visite secondo gl'ordini dei congiunti.
E' allucinante la vita della badante … praticamente non ha una vita propria e sono passati tanti anni dalla morte dell'anziana, eppure i suoi urli mi rimbombano ancora nelle orecchi.

Ho sopportato questa situazione perché volevo crearmi un futuro; ho comperato una casa là giù nel mio paese e la sto strutturando. E da quando mi sono sposata, faccio un lavoro a ore, tutto al nero e non sono assicurata ma sono costretta perché la vita è troppo cara e non basta lo stipendio di mio marito e voglio che i miei figli abbiano una vita più facile di quella che ho avuto Io; vorrei risparmiarli la sofferenza che ho patito quando ero bambina".

1 commento:

  1. Ho letto il tuo blog con la triste storia di quella signora, ma quante storie tristi deve raccontarsi l'umanita'. Ce ne sono di peggiori e molto, il fatto e' che ognuno sente la propria. Anch'io come sai bene ho avuto ed ho la mia parte di sofferenza, ma quando apro il rubinetto ringrazio Dio x l'acqua che ho e penso a chi x averla e magari poca e sudicia deve fare chilometri di strada. Penso a quanto sono fortunata x avere vita da vedere mio figlio diventato adulto, qualche mia amica non e' stata tanto fortunata e cosi' via. Ognuno di noi deve vivere la propria realta', e sono pochi coloro che l'hanno facile, penso che anche x i ricchi ci sia infelicita'. Io sono sicura che verra' una giustizia universale che dara' acqua e pane a tutti, che l'ignoranza non esistera' piu' e soprattutto questa separazione. E' l'unica arma che possiedo x costruire un mondo migliore. I potenti che giocano le sorti del mondo non ho maniera di farli ragionare o di intervenire nelle loro smisurate ingiustizie, Certo hanno la mia disapprovazione, sono arrabbiata su come funziona questa cosiddetta societa' civile, cerco nel mio piccolo di agire il piu' onestamente possibile, ma e' ben poca cosa ed i miei difettucci ce l'ho. Sono imperfetta e non conto un granche'. Parliamone, ma non lasciamoci vincere dalla non-speranza, con piccoli sacrifici, anche ricercando con fatica il bello, magari poco, che abbiamo possiamo dare tanta fiducia che e' l'unica cosa che puo' permettere il cambiamento. Ti ricordi x quanto tempo sono stata sfiduciata come senza via d'uscita? Ho solo creato piu' difficolta' e sofferenza a me stessa ed a chi mi stava intorno, x primo Simone. Ora quando non ne posso piu' mi incoraggio dicendomi che questo e' un piccolo passo, si ma che conduce ad un lungo percorso. Un bacione e grazie,
    Simonetta

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