lunedì 26 luglio 2010

Il proverbio della settimana:




من بره هلا هلا و من جوه يعلم الله
Non è tutto oro quello che luccica.

Io propongo:



Si parla spesso della necessità dell'inserimento degl'immigrati nel tessuto sociale e secondo me avere un lavoro retrbuito sia il fattore principale per favorire tale processo. Ma gli immigrati trovano difficoltà per ottenere un' occupazione stabile perché devono fare affidamento solamente alle proprie forze in mancanza di qualsiasi tipo di sostegno familiare o altro, a conferma di ciò nessun immigrato è stato coinvolto in un caso di nepotismo, raccomandazione eccellente, ecc ..., o risultato iscritto in qualsiasi Loggia massonica e proprio per questo ho formulato la mia proposta.

Io propongo:


1- Che venga riconosciuto lo stato (la condizione) d'immigrato come handicap, quindi, incluso nella quota dei portatori di handicap imposta per i posti di lavoro presso gli enti pubblici per questa categoria.

2- Che venga imposta la partecipazione, anche minima, d'immigrati (regolare) come autori di qualsiasi progetto che abbia a che fare con l'immigrazione come condizione per concederne il finanziamento; progetti siano presentati da associazioni che operano in Italia o le ONG che operano all'estero, così gli immigrati non vengano impiegati come manovalanza ma come parte responsabile nei progetti.

A proposito delle ONG; esse potrebbero beneficiare della collaborazione d'immigrati residenti in Italia (molti dei quali hanno ottenuto anche la cittadinanza) originari dei paesi ai quali i loro progetti sono destinati; tale partecipazione facilita la realizzazione del progetto per vari motivi: l'immigrato conosce la lingua e la realtà del paese d'origine e contatta facilmente gli indigeni. Economicamente la trasferta dell'immigrato nel suo paese d'origine per seguire il lavoro del progetto avrà un costo minore della trasferta d'un italiano.

Questo a mio modesto parere è una delle soluzioni che favorirebbero una convivenza civile nonché un modo che renderebbe l'immigrato parte attiva nella vita del Paese.

La mia prima lamentela:

Dedico questo spazio alle lamentele; le mie e quelle di chiunque voglia raccontarci le proprie.
Il caso di cui mi lamento ha inizio dopo l'esito negativo della mia partecipazione alla selezione pubblica (avvenuta il 23 Aprile 2010) per il conferimento di un contratto per lo svolgimento della seguente attività:"Digitalizzazione e trattamento computazionale di testi arabi di filosofia e scienze, derivati da preesistenti opere greche tradotte in arabo nei secoli IX-X" da svolgersi presso l'Istituto di Linguistica Computazionale "Antonio Zampolli - Pisa.
L'esito negativo è dovuto alla mia mancata esperienza in questo campo (non ero l'unica), fin qui non c'è niente di cui lamentarsi …

Mi lamento, invece, di quello che è successo dopo … perché mi sono interessata al programma informatico in questione e ne ho cercato in giro delle informazioni senza ottenere risposta in merito.

Allora, con una mail datata il 18/05/010 (senza nessun riferimento al bando), mi sono rivolta alla responsabile del programma Arabo, indicata sul sito dell'Istituto, chiedendo informazioni sul percorso da fare per conoscere lo svolgimento del "Corpus bilingue Italiano-Arabo" su manoscritti arabi e spiegando le motivazione della mia richiesta.

Non ottenni nessuna risposta...


Lessi sul sito dell'Istituto che era necessario contattare la ditta (…) per acquistare il programma Arabo. Provai a contattare la ditta; il numero telefonico risultava inesistente e la mail mi tornava indietro … mi recai alla sede a Massa (come è indicato sul sito); al numero civico non trovai nessuna ditta, per di più, due ditte che si trovano da anni nelle vicinanze e svolgono attività informatica non sanno niente dell’ azienda che stavo cercando.

Di nuovo il 24/06 mandai due email: una indirizzata alla responsabile del programma Arabo e l'altra alla responsabile del programma Italiano nelle quali scrissi testualmente:"Sono interessata al programma Arabo e vorrei sapere come posso fare per acquistare la CD-Rom con la procedura DBT perché non sono riuscita a contattare la ditta (…) che commercializza il sistema su licenza CNR come è pubblicato sul sito dell'Istituto.

Ebbi, il giorno stesso, la risposta della responsabile del programma Italiano in cui dice testualmente:"Gentile (…) mi dispiace ma la ditta (…) non esiste più. Il prodotto a cui si riferisce non è più in vendita. L'unica soluzione rimasta è quella di avviare un progetto di ricerca finanziato per poter riprendere il lavoro che è stato fatto fino a quel punto. Ad oggi l'unico software che viene ancora distribuito e gratuitamente è il dbt2000. Per qualsiasi informazione siamo a sua disposizione."

Il 25/06 risposi così: "Gent.le (…) grazie per la sua disponibilità, Io non ho nessun progetto ma vorrei cortesemente delle informazioni sul percorso da fare per ottenere i requisiti necessari per poter lavorare col programma bilingue Arabo – Italiano.

Non ebbi nessuna risposta.


Dopo aver riflettuto, il 12 luglio, mandai una email di sollecitazione:"Rinnovo la mia richiesta d'informazioni per quanto riguarda il percorso da fare per acquisire competenza riguardo il programma bilingue Arabo – Italiano. Farei a meno di disturbarla se potessi cercare la risposta altrove".

Fino ad oggi non ho avuto nessuna risposta alla mia richiesta d'informazioni riguardanti un programma alla conoscenza del quale fu indetto un bando pubblico ... Se non è concesso al pubblico la conoscenza di tale programma allora non ha senso fare una selezione pubblica.

Spero di non avervi annoiati ma trovo sconcertante tutta la storia, vi farò sapere se ci saranno delle novità.

Racconto di una notte di mezza estate,

Se dico odio l'estate, qualcuno dirà “anch’io” … e se dico odio l'inverno, qualcuno dirà “anch’io”. Ma se dico odio l'estate e odio anche l'inverno, tutti diranno:"Allora sei depresso, devi curarti i nervi o devi andare dallo psicologo … o meglio ancora, ti serve una vacanza per stare lontano da tutto e da tutti".
Ma sono in perfetta forma e se non lo fossi sarei calmo e tranquillo.

Detesto gl'uomini che sfogano su di me i loro problemi e la loro rabbia.

Detesto i bambini grossi e svogliati che cercano in me qualcosa di diverso o interessante.

E le donne … ah, le donne, così diverse, così uguali.


Detesto le donne, tutte le donne e tra le donne …


Detesto le donne che fanno di me un mezzo per misurare la loro efficienza organizzativa.

Detesto anche le donne che vantano di poter non pensare a me.

Però mi fanno tanta tenerezza gli anziani, così fragili e così delicati; mi avvicinano con dolcezza che sembrano quasi accarezzarmi; forse mi considerano ancora come ai miei bei tempi, quando la mia presenza era un motivo d'orgoglio e vanità e non come ora che è diventata un'ovvietà.

E se nell'inverno soffro la solitudine perché sono stato, quasi, dimenticato ed a qualcuno passa la voglia perché proprio in mezzo ci sono Io, d'estate divento importante, indispensabile e mi piace l'atmosfera gioiosa che si crea attorno a me con l'arrivo delle vacanze e la voglia di stare insieme.

Ma l'estate fa caldo e le sue serate sono lunghe, e per fare passare il tempo e la noia – perché non trovano di meglio da fare – mi interpellano in continuazione, chi in modo gentile e chi invece in modo brusco; sembra quasi che abbia voglia di schiaffeggiarmi e così non trovo pace nemmeno la notte.

E quando sono stanco e non ce la faccio più dico: "basta" e mi fermo. Tutti si agitano disperati come se fosse la fine del mondo … e qualcuno corre a chiamare il tecnico …

ma quale dottore !!!

Ma cosa avete capito?
Sì, chiamano il tecnico, perché Io sono un Frigooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo !!!.
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Sherazade.

domenica 18 luglio 2010

Il proverbio della settimana.




أسمع كلامك أصدقك أشوف أمورك أستعجب
Da detto al fatto c'è un gran tratto.
Del dicho al Hecho hay un buen trecho

Il Meeting Internazionale Antirazzista (10 - 17 luglio 2010, Livorno/Cecina)... e i semplici immigrati …



Il Meeting nato nel 1995 è arrivato alla sua XVI edizione; si tratta d'un evento importante presentato con queste parole: "Il Meeting si svolgerà quest’anno nell’ambito della campagna nazionale contro il razzismo promossa da Arci con un fitto calendario di spettacoli musicali, cinematografici e teatrali, laboratori, incontri formativi, workshop e mostre sui temi dell’integrazione, la cooperazione e la solidarietà internazionale".
L'associazione, nella nota stampa, aggiunge:“In Italia milioni di persone straniere che vivono, studiano, lavorano contano meno delle altre – Cittadini di serie B che godono di meno diritti e meno libertà...".





E nonostante sia stato speso del denaro per organizzare tutto ciò, purtroppo la conoscenza dei semplici immigrati riguardo questo appuntamento è minima e la loro partecipazione è quasi 0. Uno dei fattori principali di questa assenza è la spesa da sostenere per tale partecipazione.

E siccome stiamo parlando di solidarietà, integrazione e di combattere il razzismo allora bisogna che gli immigrati (almeno quelli residenti in toscana) non vengano penalizzati ed esclusi per mancanza di risorse economiche e per questo:

Io propongo che gl'organizzatori del Meeting in collaborazione con le associazioni impegnate nel sociale e lavorano sul territorio toscano s'impegnano ad ospitare ogni giorno della manifestazione un tot d'immigrati proveniente da una delle province toscane (sono 10). Le risorse si trovano e come dice il proverbio: volere è potere.

La mia proposta vale per tutte le manifestazioni in cui il tema trattato è l'immigrazione altrimenti si continuerà sentire i monologhi dei cittadini di seria A nella quasi totale assenza dei cittadini di seria B e succederà come è successo più di una volta a trovarmi l'unica immigrata presente a simili incontri.
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(Nel1998, seguii il lavoro del Meeting come una dei redattori di JAM il mensile di informazioni multilingue che fu incaricato dall'Arci Toscana a realizzare un video sul lavoro della IV edizione del Meeting, era solo a livello europeo. Scrissi, anche, un articolo sulle donne Saharawi pubblicato da JAM, luglio-agosto 1998).

Da un libro per bambini:

Vi ricordate quando








Lunedì andò da Martedì
Per vedere se Mercoledì
Avesse saputo da Giovedì
Se fosse vero che Venerdì
Avesse detto a Sabato
Che Domenica era festa?

venerdì 16 luglio 2010

donne del mondo unitevi,‏

Mi verrebbe da dire, e si che allora si potrebbe fare tanto e migliorare di molto il mondo. Io credo che il sentire della donna x sua natura materno, sia simile dappertutto e con un po' di sincerita' potremmo trasmettercelo, in fondo le donne danno molto e chiedono poco. Ogni giorno in tutto il mondo questo popolo femminile ripete i piccoli insignificanti gesti x accudire i propri cari, a volte superando la stanchezza e l'amarezza di non vedere riconosciuto appieno il proprio lavoro. Ma noi pazientemente ogni nuovo giorno con rinnovato vigore ricomnciamo da capo e non molliamo i nostri doveri, che doveri non sono piu' ma solo atti d'amore. E' proprio vero le donne non mollano mai, ne' fatica ne' disillusione fanno venire meno la forza x andare avanti e di rincorrere il sogno di un miglioramento, che verra' ma che molte non vedranno. Non rattristiamoci, siamo tante e tutte molto piu' forti di quello che non si creda.

Un abbraccione,

martedì 13 luglio 2010

pensierino della notte‏

Mi viene da pensare ai molteplici problemi delle donne, sempre i soliti in tutto il mondo. La casa, i figli da allevare piu' spesso da sole, gli uomini cosi' diversi da noi e da come li vorremmo, il lavoro xche' lo stipendio e' necessario e tutte le altre cose che nella famiglia fanno inevitabilmente capo alle donne. Ed i nostri sogni? La vita che desideravamo, dov'e'? Forse non x tutte sara' cosi', le generazioni cambiano, ma a dire il vero il ruolo della donna non mi pare migliorato di molto, anzi oggi piu' che mai pare essere usata come oggetto dallo strapotere dei signori uomini. Se poi ci metti l'emigrazione a volte fatta x bisogno e quindi x una scelta obbligata. La difficolta' della lingua, di far inserire i figli in una societa' che sentiamo estranea, il mangiare differente xche' non tutto si trova, modi, costumi, religioni, o meglio riti differenti xche' la religione e' una e tutto ci porta ad Uno quanto coraggio si richiede alle donne, vero?

domenica 11 luglio 2010

Il proverbio della settimana e vi racconto ...




كل واحد بينام على الجنب اللي يريحه
Ogni uccello canta il suo verso


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Tempo fa ho conosciuto la protagonista "di questo breve racconto; una giovane donna dal sorriso dolce, immigrata in Italia da tanti anni, sposata con un suo connazionale ed ha due figli piccoli, della sua vita ci rivela una parte dicendo:"Dopo aver letto il libro 'Perché non possiamo dirci tutti immigrati?' mi sono tornati in mente i miei anni d'infanzia: anni passati fra mille difficoltà dopo la morte improvvisa di mio padre.

Vivevamo un grave disagio economico e l'unico segno tangibile di un passato florido erano i tanti braccialetti d'oro che ornavano le braccia di mia madre (le furono regalati da mio padre per il fidanzamento). I braccialetti producevano suoni secondo il tipo di movimento delle braccia che non si fermavano mai... Ma il bel suono che ci accompagnava quando eravamo in casa, lentamente, diminuiva e alla fine cessò del tutto; mi accorsi che le braccia di mia madre non luccicavano più: lei aveva venduto i suoi braccialetti uno dopo l'altro per afrontare le nostre spese, e per fare un piccolo investimento: comprò una macchina da cucire e avviò mia sorella più grande al mestiere di sarta. E finalmente avevamo i soldi per le piccole spese quotidiane.

Non mutò, invece, la situazione in generale e nonostante ciò mia madre volle che io continuassi la scuola ad ogni costo, e questo mi costò caro. All'inizio dell'anno scolastico piangevo sempre, in particolare, quando frequentavo la scuola elementare, perché mi mancavano i libri ed ero costretta a subire i rimproveri degl' insegnanti.

Per frequentare la scuola Media che era molto distante da casa nostra c'erano due soluzioni: o prendere il bus andata e ritorno con spese di trasporti o camminare a piedi per 5 Km andata e 5 Km di ritorno. E' facile indovinare la soluzione intrapresa dato che non era possibile pagare, nemmeno, l'abbonamento a tariffa ridotta X studenti.

Approfittando del bel tempo, mia madre mi svegliava presto per arrivare in orario a scuola. In questi viaggi mi accompagnava la mia amica del cuore che portava da casa, come me un panino. Ma i panini preparati dalle nostre mamme con tanto amore non riuscivano a saziarci e al ritorno da scuola affamati, mia amica non si vergognava di bussare alle porte delle case e chiedere un pezzo di pane agli abitanti lungo la strada. Mi ricordo la generosità di questa gente sconosciuta; perché mi è rimasto negli occhi la mole del grosso pezzo di pane spalmato col burro.
Io, affrontavo queste fatiche, con rassegnazione, ma il problema più difficile era la pioggia...

Quando pioveva la mia amica beneficiava del biglietto per il bus; suo padre le passava pochi soldi sufficienti a garantirle un modo adeguato per arrivare a scuola.

Io, invece, non avevo un centesimo per una simile soluzione.

La mia amica non si perdeva d'animo e si adoperava affinché anche io avessi i soldi per la corriera; lei raccoglieva soldi per il mio biglietto dalle compagne di classe che erano delle brave ragazze.

Alle scuole medie portavo un paio di scarpe molto belle addirittura made in France che mi furono regalate dalla mia cugina immigrata anni prima in quel grande paese europeo. Portai le scarpe per due anni di seguito finché si bucarono e dovetti mettere due bottoni per evitare che le mie compagne si accorgessero di quelle indesiderabili aperture.
Può darsi che io sia riuscita ad ingannare le mie compagne ma non riuscii ad ingannare me stessa perché stavo malissimo e non riuscivo a confessare a mia madre questo mio stato d'animo.
Ma i buoni risultati ottenuti a scuola e di cui mia madre andava orgogliosa mi appagavavo per tutte le sofferenze che dovevo sopportare.

Fra i tanti ricordi di quelli anni lontani c'è ne uno in particolare per cui non sono, finora, riuscita a trovare una spiegazione logica perché secondo me si è trattato di un miracolo.
Si avvicinava la Festa del sacrificio (sono musulmana) in occasione della quale si compie il pellegrinaggio a Mecca ed alla fine dei rituali che devono essere compiuti lì, ogni musulmano (capofamiglia) in qualsiasi parte del mondo deve sacrificare un montone in onore della Memoria dell'obbedienza di Abramo e la salvezza del figlio Ismaele.

La Festa in quell'anno cadeva in concomitanza con l'inizio dell'anno scolastico (i mesi del calendario musulmano sono lunari) ... e le spese per la scuola avevano prosciugato quel poco di soldi disponibili e non si poteva comperare un montone per sacrificarlo come indica l'insegnamento islamico; ci sentivamo triste per la nostra impotenza.
E come se non bastasse, una zia acquisita, moglie del mio zio materno venne a deriderci chiedendo, maliziosamente, a mia madre:"Ma come mai non avete comperato ancora il montone?" Pensate quanta cattiveria … girare il coltello nella piaga!!!
Ma alla vigilia della Festa accadde il miracolo di cui parlavo prima.
Dopo la preghiera del tramonto qualcuno bussò alla nostra porta spaventandoci perché non aspettavamo nessuno. Quando aprimmo la porta, ci fu una grande sorpresa: trovammo all'uscio di casa due vecchi amici di mio padre che tiravano le corde attorniate ai colli di due grossi montoni e con parole molto sintetiche ci fecero gli auguri di Buona Festa e consegnarono a mia madre le due corde e due sacchi grandi uno di farina e l'altro di zucchero e le raccomandarono con fermezza di non rivelare a nessuno la vera provenienza di questi due montoni e ne dichiararsi l'acquirente.
Mia madre si sforzò di dire qualche parola di riconoscenza ma non riuscì a dire cose sensate ed i due uomini andarono via subito. Chiudendo la porta ci trovammo padroni di un'immensa ricchezza: due grossi montoni, un sacco di farina e un sacco di zucchero …


I due animali passarono la notte ospiti in una stanza in compagna di mio fratello che dalla gioia decise di non lasciarli soli; forse temeva di svegliarsi e non trovarli più.

Mia madre, invece, rimase sveglia a preparare pane e dolce per la Festa. Al sorgere del sole, i due montoni vennero sacrificati e sorse un problema grosso che doveva essere risolto con urgenza perché secondo la Shariah (la legge Islamica) la carne sacrificata deve essere divisa in 3 parti uguali: una parte per il padrone di casa e noi aspettavamo con ansia per poterne mangiare in abbondanza, una seconda parte spettava i poveri, e noi conoscevamo tanta gente nella nostra situazione e la terza parte deve essere distribuita a parenti e amici!!! E noi non avevamo più amici … dice bene il proverbio: il denaro fa tanti amici … e noi non avevamo denaro … Dopo la morte di mio padre tutti si sono allontanati da noi come se la povertà fosse una malattia infettiva …

Insieme a mia madre ci sforzammo di ricordare qualche amico per consegnargli la terza parte della carne … Insomma roba da non crederci: è stato difficile trovare amici a gente povera quali eravamo noi … Comunque alla fine passammo una Festa indimenticabile.


Crescendo, i bisogni aumentarono; i bambini diventarono giovani adulti bisognosi di costruirsi una vita e questo era difficile da realizzare stando nel paese (uno dei cosiddetti paesi in via di sviluppo) così cominciarono le partenze o l'espatrio dei miei fratelli e sorelle più grandi verso paesi lontani; Francia, Belgio e Olanda. Arrivò il mio turno: le aspettative economiche che mi avrebbe fruttato la laurea ottenuta con fatica erano troppo esigue e fu inevitabile seguire quelli che mi hanno preceduto. Venni in Italia e trovai lavoro come badante Un lavoro che mi assicurò il contratto di lavoro, permesso di soggiorno, e uno stipendio regolarmente pagato. Un lavoro che mi assicurò una presenza legale sul territorio, ma anche, un lavoro che mi tolse la libertà e la serenità interiore … Dovevo assistere una anziana donna sofferente di nervi che urlava in continuazione giorno e notte. I parenti di lei venivano una volta o due al mese per fare la spesa grossa e pagare le ollette. Per le piccole spese mi servivo dalla bottega d'alimentari sotto casa. In occasione di queste visite, avevo il permesso di uscire solo per qualche ore ma non potevo ricevere visite secondo gl'ordini dei congiunti.
E' allucinante la vita della badante … praticamente non ha una vita propria e sono passati tanti anni dalla morte dell'anziana, eppure i suoi urli mi rimbombano ancora nelle orecchi.

Ho sopportato questa situazione perché volevo crearmi un futuro; ho comperato una casa là giù nel mio paese e la sto strutturando. E da quando mi sono sposata, faccio un lavoro a ore, tutto al nero e non sono assicurata ma sono costretta perché la vita è troppo cara e non basta lo stipendio di mio marito e voglio che i miei figli abbiano una vita più facile di quella che ho avuto Io; vorrei risparmiarli la sofferenza che ho patito quando ero bambina".