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Giulio
Regeni e i dubbi sulla sua ricerca in Egitto
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Gli indagini sulla morte violenta di Giulio Regeni sono ancora in corso. E in attesa di conoscere la verità su questa brutta storia, aggiungeremo altre informazioni che riguardano la vittima e riporteremo alcuni commenti pubblicati a proposito dei dubbi sollevati da tanti sulla vera natura della ricerca svolta al Cairo, al punto che qualcuno ha avanzato l'inquietante domanda: Giulio Regeni fu un'analista d'intelligence o un ricercatore universitario?
Dalle notizie diffuse dai mezzi di comunicazioni italiani sul caso del giovane 'dottorando alla Cambridge University', apprendiamo che:
·
"Giulio
Regeni: italiano 28 anni, di
Fiumicello-Trieste, con una borsa di studio, passò gli ultimi tre anni di liceo
nel Collegio del Mondo Unito (New Mexico-USA). In Inghilterra, ha conseguito la
laurea-indirizzo umanistico al Oxford University, e poi, dottorando al
Cambridge University. Parla perfettamente l'italiano e l'inglese oltre discreta
conoscenza dell'arabo e lo spagnolo.
Ha lavorato per il think tank Oxford
Ananlytica
(il gruppo analizza tendenze politiche ed economiche su scala globale per enti
privati, agenzie e ben cinquanta governi, una specie di privatizzazione di
altissimo livello della raccolta di intelligence.
Ha uffici, oltre che a Oxford, a New
York, Washington e Parigi, e vanta una rete di 1,400 collaboratori. Promette
“actionable intelligence”, informazioni su cui si possa agire, senza ideologie
o inclinazioni politiche.)" Di lui è stato detto:
- la famiglia: "Giulio non era uomo dei servizi segreti"
- la famiglia: "Giulio non era uomo dei servizi segreti"
· -
Amici e parenti hanno detto di lui:"Il
figlio che tutti vorrebbero, un ragazzo serio, intelligente e con grandi
capacità. Una bella persona'', e ancora, il giovane "determinato ma
solidale", "appassionato di studi sul Medio Oriente" ma conoscitore
del mondo, un giovane a suo agio dovunque."
Dall'intervista
al professor Maurizio Fermeglia, rettore dell'Università di Trieste (intervista
di Ugo Tramballi, pubblicata il 9 giugno 2016 da 'Il sole 24 ore':
-
"I dinieghi dei professori inglesi di
Giulio sollevano fatalmente inquietanti sospetti. È possibile che Giulio
conducesse indagini segrete?"
- "Per quella che è la mia competenza no:
i dottorandi hanno bisogno dell'evidenza pubblica della loro ricerca, questo è
fondamentale. A meno che non ci siano di mezzo segreti industriali. Ma Giulio
non si occupava di nanotecnologia."
Dall'intervista al gen. Mario Mori ex capo dell'intelligence italiana (intervista di Mariella Collana, pubblicata domenica 6 novembre da 'affaritaliani.it', il primo quotidiano digitale, dal 1996) :
·
"Secondo il generale:"Giulio
Regeri arrivato in Egitto con l'incarico – da parte dell'Università di
Cambridge- di studiare i sindacati indipendenti locali. Arrivato lì aggancia
gli ambienti che lo interessano e viene in contatto con alcuni sindacalisti che
sono in antitesi con il governo di al-Sisi, l'attuale presidente, ma vicini
alla Fratellanza musulmana, il movimento che nel 2013 aveva portato alla guida
del paese. Mohamed Morsi. Poi destituito.
L'interesse
dimostrato dal giovane friulano per queste ambienti ha suscitato l'attenzione
sia dei sindacalisti presi in considerazione sia da chi- questi sindacalisti-
controllava. insomma il lavoro del giovane ricercatore di Cambridge non è
passato inosservato. Anzi, ha spinto qualcuno a chiederne direttamente a lui
con modi e tecniche aberranti che ahimè sopravvivono ancora in quei luoghi."
L’attività di studio svolta da Giulio non è sembrata credibile. Dopo le torture
il passo verso la morte è stato breve ed è nata l’esigenza di sbarazzarsi del
corpo. Solitamente accade che in casi analoghi i corpi vengano abbandonati nel
deserto e mai più ritrovati o spuntano fuori dopo diecine di anni. Nel caso di
Regeni, il ritrovamento del corpo sul ciglio di una strada frequentata è un
dato significativo.
- Perché?
- E' molto probabile che doveva essere
lo strumento per regolare conti che sono in atto nei centri di potere egiziano.
- Quali?
- Come in ogni regime la struttura dominante è organizzata in più
fazioni. La politica estera del presidente al-Saiai si poggia sui generosi
apporti economici dell’Arabia Saudita, divenuti vitali dopo il disimpegno americano. Nella crisi libica,
egli sostiene il governo di Tobruk contrapposto ai Salafiti che comandano
Tripoli e sostenuti dalla Turchia e dal Qatar. E' evidente che questa politica
ha i suoi oppositori sicuri di ricevere dall’estero importanti
sponsorizzazioni. Ne deriva che queste opposizioni influenzino l'intelligence
egiziana, da sempre strumento per fare politica 'coperta' nel paese. Perciò
sono convinto che il rapimento di Regeni sia il frutto di queste lotte
intestine.
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